L'orto senza tempo è una filosofia di vita, che giorno dopo giorno sta radicandosi all'interno di una società oramai al collasso, come quella attuale in cui viviamo. L'orto non rappresenta solo la coltivazione di frutta e verdura, ma evoca soprattutto la terra, il contatto con un elemento che oramai ci sembra distante, anacronistico, specialmente quando si è nati e cresciuti in contesti urbani che risucchiano pensieri e intenzioni.
Siamo in un'epoca in cui l'inorganico, il sintetico, hanno preso il posto di ciò che dovrebbe rappresentare il "naturale" e l'ovvio: un'epoca tecnologica, massificata, piegata ai voleri dei mass media e della mistificazione più sfrenata di una realtà sfuggente.
Per fortuna, c'è un tempo per ogni cosa, e lentamente si sta riscoprendo una nuova presa di consapevolezza, un bisogno atavico e rigoroso verso ciò che ci appartiene a livello molecolare, istintivo, che cerchiamo inconsciamente quasi con bramosia. Ecco che nasce la passione per tutto ciò che concerne il biologico, l'organico, l'eco-sostenibile, il riciclabile e di conseguenza con la terra, nuda e cruda. Piantare un seme, bagnarlo, curarlo e, infine, vedere il risultato finale, è una piccola, grande magia, sia che si tratti di un fiore, o di un ortaggio.
Tuttavia, i tempi sono cambiati, e anche il concetto di agricoltura e di coltivazione sta prendendo nuovi connotati. Si coltiva in un piccolo balcone di casa, o nel retro della villetta, o addirittura sul tetto del condominio. E i motivi, oltre che di tipo etico, sono anche economici; un momento di crisi come quello degli ultimi anni ha spinto parecchie famiglie a sostituire i vasi di gerani e ortensie con peperoncini e pomodori.
L'orto sta diventando una passione dilagante, poichè permette di vedere i "frutti" del lavoro svolto con dedizione e quasi sempre con tanto amore, a differenza di tanti altri mestieri in cui l'individuo non è che un tassello di una lunga catena di montaggio di cui lui stesso non conosce nè l'inizio nè la fine. Inoltre coltivarsi un piccolo orto permette di conoscere la provenienza di ciò che si mangia: in un periodo di contraffazioni alimentari, questa è una necessità sempre più sentita!
Si preferisce una zucchina nata in un'aiuola metropolitana, magari ricoperta da polveri sottili e pm10, piuttosto che avere il terrore di ingerire qualcosa nato da un esperimento di ingegneria genetica o cresciuto con i pesticidi della Monsanto. Sempre più giovani abbandonano gli studi convenzionali e si dedicano alla terra, alla sperimentazione di un mestiere antico come quello del contadino, ma in veste moderna, mescolando conoscenze scientifiche ad altre quasi magiche.
Ecco perchè coltivare un orto è sempre più una pratica diffusa, specialmente in spazi differenti dall'area rurale in cui siamo abituati a immaginarlo: l'orto è la metafora della natura onnipresente, del frutto che cresce ovunque ci si trovi, che sia in campagna o al trentasettesimo piano di un grattacielo. E' la metafora del nutrimento dalla madre terra, che generosamente ci dona i suoi frutti.
Questa nuova consapevolezza si manifesta ogni giorno con iniziative su scala globale e trova sempre nuove declinazioni. Utile e molto intelligente è il cosiddetto "scambio di terreno" che avviene tra coltivatori e proprietari. In sintesi, il proprietario di una terra improduttiva la mette a disposizione a tutti coloro che si mettono a coltivarla. Il pagamento viene effettuato attraverso i prodotti della natura coltivati da parte degli affittuari ed entrambe le parti hanno vantaggio da questo mutuo scambio.
Un'altra iniziativa degna di nota è la concessione da parte dei Comuni dei cosiddetti "orti urbani", ovvero piccoli lotti di terra che il Comune destina a singoli cittadini o a piccoli gruppi, per coltivarli e farvi crescere frutta e verdura. Attraverso veri e propri bandi d'assegnazione, numerose città hanno dato il via ad un fenomeno che è sempre più in espansione e che unisce l'utile al dilettevole. I comuni infatti riescono a recuperare aree abbandonate, rendendole pulite, ordinate e produttive. I "contadini urbani", oltre che avere un ritorno "in natura", ritrovano anche la gioia del condividere momenti di aggregazione e socializzazione in cui scambiarsi idee e opinioni.
Un altro esempio degno di nota è l'orto aziendale, detto anche "corporate garden", che ha preso piede in California ed è attivo nelle grandi aziende come ad esempio Google, Yahoo o Aveda. All'interno di questo orti aziendali, i dipendenti possono coltivare frutta e verdura biologica nella terra di proprietà dell'azienda stessa, e il prodotto finale viene consumato sia dai dipendenti a casa, sia nella mensa aziendale. In questo "orto senza tempo" non ci sono solo ortaggi: c'è passione, conoscenza, interesse, condivisione e continua scoperta! Si coltiva la propria vita ogni giorno dell'anno, perchè la natura non dorme mai!
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